Non e' il rumore di fondo racchiuso
nel vano ideale confuso
da un'effimera agonia o l'affanno
per una incerta bandiera
che mi disturba.
Non sono i dettami sguaiati
o i sussurri premurosi d'una cordiale ipocrisia,
ne' il fievole grido di terrore
che accompagna il pensiero di scomparire
prima d'aver vissuto
che mi spaventa.
E' piu' il fragore dei pensieri,
lo strepito dei ricordi,
il fiume dei sentimenti,
la cascata di domande infrante
sul senso del sacrificio
mai capito fino in fondo.
Non e' per fuggire il rumore del mondo
ne' l'avvizzire vergognoso del coraggio
o il passo lieve dell'indifferenza
sul docile sentiero del compiacimento
che mi coglie l'esigenza del silenzio.
Piuttosto per la quiete della mente,
la ricerca del vuoto o dell'assenza,
per dividermi da una parte di me,
dall'angoscia di false esistenze,
confondendo perdita e mancanza
alla ricerca di un punto d'equilibrio
equidistante dal rimpianto e dal rancore,
nella speranza di trovarti ad aspettarmi
quando era solo amore
per dirmi che capisci
l'esigenza del silenzio.